Appuntini sulle nostre giornate passate a stalkerare persone, tartassarle di domande e riprenderle praticamente ogni minuto della loro giornata.
Lo facciamo a scopo educativo, lo ricordiamo.
Giovedì, 15 ottobre 2020.
Ore 7:30. Sono in ritardo, netto ritardo, come sempre. Fuori c’è freddo, c’è umido, c’è nuvoloso e grigio. È una giornata in cui tutto quello che vorresti fare è rintanarti per almeno cinquant’anni sotto il piumone e non uscire neanche sotto tortura. Tutto il tuo corpo è ormai fuso con il materasso, un’unione all’apparenza inscindibile. Ma bisogna darsi una mossa. Con una forza di volontà che non pensavo di avere – seriamente, anche adesso che scrivo me ne sorprendo – riesco a strapparmi dalle grinfie avvolgenti del letto. E con l’energia di un bradipo, l’alter ego che permane fino alla prima dose di caffeina, anche oggi mi avvio a mettere il piede nel mondo.
Oggi è un buon giorno. Abbiamo un grande progetto in mente.
Ore 8:30. Incontriamo Fancho poco prima di andare a fare colazione. Conoscete una grande storia che sia iniziata senza che i protagonisti abbiano fatto un’ottima e sana colazione? Ecco, nemmeno io. Dopo litri di caffè, latte, brioches, qualche chiacchierata di circostanza, forse siamo pronti a connettere qualche neurone. Forse.
Ore 9:30. Fancho ci porta nel suo studio, che ha costruito interamente da solo. Iniziamo a montare il set e nel frattempo ci facciamo raccontare un po’ di tutto quello che vediamo e c’è attorno: poster che fanno nascere aneddoti, vecchi biglietti di concerti, strumenti a riposo ma che portano il segno d’uso. Discutiamo sulla giornata che verrà e su quello che dobbiamo fare.
Montiamo le luci, scegliamo i vestiti e forse siamo pronti a partire.
Ci aspetta un lungo lavoro, ma siamo carichi.
Ore 10:30. Iniziamo l’intervista.
L’intervista è fatta per scalfire la superficie, per arrivare al centro, alla sostanza. È una conversazione in cui vigono regole e principi al di fuori delle chiacchierate quotidiane. L’intervistato e l’intervistatore lo sanno, il loro obiettivo è arrivare al centro: non ci sono freni o ostacoli. Si parla. Le parole servono per arrivare a una storia e questa ha due protagonisti: la musica e Fancho.
Inondiamo di domande Fancho per un bel po’ di tempo: ci facciamo raccontare dei suoi inizi, dal Talent del paese ai primi palchi importanti. Gli chiediamo dei suoi sogni e dei suoi sacrifici. Della sua vita tra il conservatorio, le ore in viaggio, le amicizie nate e le soddisfazioni. La costante è la musica, sempre la musica. Una passione che lo ha preso da piccolo e lo accompagna tutt’ora su una strada che è sua, solo sua.
Parliamo di provincia, di quanto sia tremendamente difficile e invasivo nascere e crescere in un piccolo paese, dove alcuni sogni hanno meno valore di altri. Uno stato d’animo che ami e odi, ma di cui non te ne liberi mai ed è forse questo che ti dà uno sguardo diverso, unico.
Ore 12:30. Abbiamo fame, si va a mangiare. Perché ripeto, grandi eroi denutriti non combinano mai nulla. Anche Frodo e Sam erano forniti di Pan di Via nell’attraversare la Terra di Mezzo. Perché noi dovremmo privarci di un buon panino? Il paragone con i due Hobbit regge perfettamente.
Ore 14:30. Torniamo al lavoro. Continuiamo l’intervista in studio, nel luogo in cui si svolge la parte più tecnica musicale. Parliamo di progetti futuri, di canzoni.
Fancho ci suona la cover de “Il Pescatore”.
Le riprese non si fermano neanche per un minuto e povero protagonista, lo riprendiamo mentre fa praticamente qualsiasi cosa: mentre suona, mentre parla, mentre sistema, mentre organizza.
Insomma, oggi neanche un po’ di privacy. Se stai leggendo Fancho, ti chiediamo scusa pubblicamente.
Ore 16:30 Arrivano i 2 Bergamaschi e Mezzo, e il resto è storia. Davvero non sapete che cosa hanno combinato? Male, molto male. Per fortuna potete recuperare immediatamente qui.
Ore 19:30 Ci avviamo a fare altre riprese in un’altra location, su cui applicheremo il segreto d’azienda. Sì, avete indovinato, non siamo un’azienda ma noi ci mettiamo il segreto lo stesso. Per ora non possiamo svelarvi nulla, ma sono coinvolti Fancho, i 2BeM e qualche spritz. Stay tuned. Sì, ve lo concedo, mi merito un okay, boomer.
Ore 21:00 Si torna a casa.
NOTE DI FINE GIORNATA:
Nel letto, quando ormai l’adrenalina comincia a lasciare il corpo, ti rendi conto che una giornata di riprese è andata. Nella mente si affollano le immagini di oggi, come se mandassi avanti una registrazione: sai già cosa è successo ma vuoi rivedere per sicurezza, magari becchi qualche contenuto extra. Ti rendi conto che è solo il primo documentario, c’è ancora tanto da imparare. Ma fra tutta quella stanchezza, tutti quei dubbi, c’è anche quella piccola speranza, quel minuto fuocherello che non importa le delusioni, i dubbi, le battute di arresto, quel fuocherello continua imperterrito a bruciare. Come chi ha una passione, una forte, non una di quelle a intermittenza che vanno e vengono.
Una di quelle che restano.
Quelle passioni forti che guidano le nostre scelte e formano il nostro percorso tassello per tassello. Quelle persone le riconosci dalle parole che usano, dai gesti che fanno, dallo sguardo nei loro occhi.
Fancho ha la musica, ma la vera domanda sarebbe se non è la musica ad avere Fancho.
Ma credo che in questo caso la differenza sia solo una pura formalità.
a cura di Lisa (@_lizzieees).
Strade è una serie di documentari volta a raccontare la storia di giovani ragazze e ragazzi della provincia di Bergamo che hanno lottato e lo fanno tutt’ora con i pugni e con i denti per portare avanti la loro passione e farne un lavoro. Noi vogliamo portarvi in un viaggio per scoprire i loro mondi.
La prima puntata con protagonista Fancho è disponibile qui.
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